Ci siamo battuti tra i primi contro l’iniziativa legislativa dell’ineffabile Calderoli, purtroppo ben assecondato e spalleggiato, come giurista costituzionale, in realtà subdolo restauratore, contro l’unità risorgimentale ed istituzionale conquistata, del disegno di separazione del sud dal nord con la strumentale impostazione della nomata Autonomia Differenziata, peraltro contro la tendenza delle unioni ed incorporazioni.
È esistita e, purtroppo, ancora esiste una “questione meridionale”, ma non è certo fronteggiabile con autonomia risultante contro l’unitarietà della patria nazione e la solidarietà.
Non torniamo su tali concetti ampiamente posti e dibattuti, ma certo non dobbiamo aspettare il deposito della imponente pronuncia della Corte Costituzionale per desumere già dal perspicuo comunicato, che pur nella mancanza della formale totale bocciatura di iniziativa legislativa di riforma ex art. 117 Cost., come novato, il disegno legislativo nel caso è svuotato nella sua essenza sostanziale complessiva per le violazioni anche come rimarcate emblematicamente dalla medesima Corte Cost. Un assetto risultante dovrebbe mandare al diavolo l’esimio giurista e la sua iniziativa azzerando il tutto, anziché ricorrere a riparazioni e rappezzi di salvataggio, come qualcuno già in passato, per non collocarsi apertamente sull’invalidità della legge nel suo assetto globale, per non urtare la maggioranza di appartenenza, ha sostenuto.
In tal senso dovrebbe avere significato anche il mantenimento del referendum.
E, se ciò non dovesse avvenire, per ragioni formali o di raggiungimento del quorum, non vi è dubbio che debba proseguirsi l’impegno demolitorio della calderoliata, anziché operare correzioni e integrazioni di salvataggio.
È bene che anche la società civile si faccia sentire.