NOTA sul processo SACAL
Per la verità con deprecabile scarsa diffusione, come avviene in casi del genere, è intervenuta la sentenza pienamente assolutoria “perché il fatto non sussiste” di tutti i numerosi imputati coinvolti nel processo contro esponenti della SACAL ed altri personaggi esterni di rilievo e notorietà pubblica.
Processo iniziato e proseguito per circa otto anni con grande diffusione e clamore, anche nazionale, con tutti gli indotti danni sugli imputati sia sulla persona come di carriera ed immagine.
Ovviamente è meglio tardi che mai che la giustizia sia prevalsa.
Nel caso, vi è la particolarità che per i reati principali ipotizzati era stata eccepita ed illustrata, anche con ampia discussione forense, la inconfigurabilità degli stessi, non essendo la SACAL un ente pubblico e gli esponenti e partecipanti pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, a parte la contestazione dei fatti ascritti.
Di ciò nel corso degli anni, pur nella evidenza, non si è inteso considerare e portare ad effetto.
Si è dovuti arrivare al dibattimento finale nei giorni scorsi, ripetesi dopo circa otto anni, nel corso del quale nella sua requisitoria l’accorto ed onesto Pubblico Ministero ha dovuto riconoscere con ampia motivazione ciò, oltre la insussistenza dei fatti per tuti gli imputati, richiedendo la assoluzione totale per tutti, salvo che per l’ex compianto Direttore ing. Pasquale Clericò, da me difeso, richiesta di non doversi procedere per estinzione del reato per morte dell’imputato.
Per rispetto della memoria del medesimo e riparazione per quanto possibile, ho vivacemente sostenuto l’insoddisfazione di tale formula strettamente processuale, richiedendo la sentenza assolutoria nel merito anche per lui, in considerazione della prevalenza di tale formula per l’evidenza della inconfigurabilità ab inizio sostenuta e negletta dell’imputazione.
Ritengo di annotare che, nonostante la complessità processuale dell’applicabilità di tale formula di merito, il Tribunale di Lamezia termine meritoriamente con apprezzata decisione di giustizia, superando la più agevole soluzione processuale abituale proposta, ha affermato l’assoluzione nel merito, come per tutti gli altri imputati.
La giustizia nel suo complesso ha riparato?
È ovvio che no!
La vicenda vale a rimarcare la riflessione sull’ingiusto giustizialismo che dovrebbe essere arginato, con riforma sostanziale del nostro sistema giudiziario e anche mediatico, spesso interagenti, evitando danni irreversibili ed esonero di responsabilità degli ingiusti operatori.
Non è mai superfluo invocare ciò.
Avv. Raffaele Mirigliani